(Opinione-Pubblica, Italy) Eritrea: la fine di Obama e della Clinton coincide con quella delle “ingiuste sanzioni” (Eritrea: the end of Obama and Clinton coincides with that of the "unjust sanctions")

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Date: Mon, 21 Nov 2016 21:29:32 -0500


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Eritrea: la fine di Obama e della Clinton coincide con quella delle
“ingiuste sanzioni”

Cambia il vento negli Stati Uniti, e subito anche all'ONU comincia a tirare
una nuova aria: le sanzioni all'Eritrea, volute dall'amministrazione Obama
e da Hillary Clinton, hanno ormai le ore contate.

Di Filippo Bovo -
15 novembre 2016
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Comincia a crollare il muro delle “ingiuste sanzioni” comminate all’Eritrea
nel 2010 dietro l’accusa, rivelatasi già allora mendace ed oggi del tutto
smantellata, di aver appoggiato le attività degli al Shabaab in Somalia. Lo
scorso 27 ottobre, alle Nazioni Unite, il cosiddetto “relatore speciale”
sull’Eritrea ha visto il proprio rapporto, presentato al Terzo Comitato,
venir respinto dalla stragrande maggioranza degli Stati membri dell’ONU. Il
suo rapporto, basato sui documenti dell’ormai estinta Commissione
d’Inchiesta sull’Eritrea, è apparso a tutti i presenti come una sommatoria
di vecchie bugie ormai trite e ritrite, “aria fritta”.

Tre giorni fa, quindi, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU i rappresentanti
di Angola, Egitto, Cina, Russia e Venezuela si sono tutti pronunciati
contro le “ingiuste sanzioni” all’Eritrea, chiedendo che sia immediatamente
tracciata una chiara “road map” che conduca alla loro totale abolizione.
Rodrigo Ramirez, ambasciatore venezuelano, ha rivendicato i crescenti
sentimenti di solidarietà e di sostegno del suo popolo e del suo paese per
lo Stato di Eritrea, sottolineato come il 70% delle sanzioni comminate a
paesi africani siano state volute dalle ex potenze coloniali e dal
neocolonialismo a guida statunitense, e ricordato infine con parole
toccanti il diplomatico eritreo presso l’ONU, Girma Asmeron, recentemente
venuto a mancare.

Fu Hillary Clinton, allora Segretario di Stato USA, insieme al governo
etiopico, a rivolgere all’Eritrea in sede internazionale l’accusa di
appoggiare in varie modalità gli al Shabaab in Somalia. L’accusa, mai
realmente provata, fu comunque creduta ad occhi chiusi da molti attori
internazionali, evidentemente preoccupati di non dare dispiaceri
all’amministrazione Obama e alla sua potente capo-diplomazia. Si disse che
Asmara avesse persino mandato propri soldati in Somalia, dei quali tuttavia
gli stessi etiopici, che avevano invaso la Somalia, in realtà non avevano
trovato alcuna traccia. Ancora, si parlò di forniture di armi e di
munizioni, ma anche in questo caso senza che una sola cartuccia proveniente
dall’Eritrea fosse in realtà mai stata rinvenuta in territorio somalo.

Quel che in realtà dava fastidio era il fatto che l’Eritrea, per onorare
l’antico debito di riconoscenza verso la Somalia, paese che l’aveva aiutata
nei lunghi anni di guerra con l’esercito etiopico per guadagnarsi
l’indipendenza, avesse tentato una sia pur cauta mediazione fra le varie
realtà tribali somale, alla ricerca di una soluzione che permettesse la
riunificazione del paese ed il ritorno alla pace, ed ovviamente proprio con
l’esclusione degli al Shabaab.

Ancora, per rincarare la dose e motivare ulteriormente le sanzioni, si pose
l’accento sulle violazioni dei diritti umani dentro i confini eritrei,
citando anche in questo caso esempi e prove fabbricate. A queste ultime
illazioni ha risposto lo scorso mese l’avvocato canadese esperto di diritti
umani Lloyd Lipsett, che in due diversi viaggi ha avuto modo di recarsi in
Eritrea scandagliando il paese da cima a fondo. Queste le sue parole,
pronunciate alla sottocomissione per i diritti internazionali dell’uomo in
Canada: “In primo luogo, ci sono alcune differenze tra i rapporti esterni e
 quello che ho potuto osservare sul terreno. Francamente mi aspettavo un
ambiente più militarizzato e apertamente repressivo rispetto a quello che
ho verificato ad Asmara e presso il sito della miniera (Nevsun Bisha). Devo
 riconoscere che la mia indagine non approfondisce tutte le questioni
legate ai diritti civili e politici che sono riportati sull’Eritrea. Ma le
mie prime e seconde impressioni sul paese, e in particolare sul sito
minerario, non concordano con la caratterizzazione dell’Eritrea descritta
come la Corea del Nord dell’Africa.” E ancora: “Come ho già detto, ho letto
molti di questi rapporti [sullo stato dei diritti umani in Eritrea, NdA]
prima di andare in Eritrea, e mi aspettavo di vedere un’oppressione più
palese come si vede in altri Stati, e non l’ho vista. E nelle persone con
le quali ho parlato, sia in via formale che informale, non ho rilevato i
tratti di persone che provano paura”.

Sebbene non vi siano ancora commenti ufficiali, la fine
dell’amministrazione Obama e la mancata elezione di Hillary Clinton, che in
questi anni si sono molto adoperati per delegittimare, criminalizzare e
destabilizzare l’Eritrea, avrà indubbiamente suscitato una certa
soddisfazione anche ad Asmara. Il crollo repentino delle “ingiuste
sanzioni”, com’erano state definite dagli eritrei di tutto il mondo al loro
apparire, è per Asmara la gradita dimostrazione di quanto velocemente stia
cambiando il vento anche nei rapporti fra l’Occidente e il Corno d’Africa.

Internet AutoTranslatio
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Eritrea: the end of Obama and Clinton coincides with that of the "unjust
sanctions"
Change the wind in the United States, and soon also the UN begins to pull a
new air: the sanctions on Eritrea, wanted by the Obama and Hillary Clinton,
have already counted the hours.
Filippo Bovo - November 15, 2016

Begins to break down the wall of the “unjust sanctions” imposed on Eritrea
in 2010 behind the prosecution, revealed even then mendacious and now
completely dismantled, of having supported the activities of al Shabaab in
Somalia. Last October 27, the United Nations, the so-called “Special
Rapporteur” on Eritrea has seen its report, presented to the Third
Committee, been rejected by the vast majority of UN member states .
Their report, based on documents of the now extinct Commission of Inquiry
on Eritrea, has appeared to all present as a summation of old lies now
hackneyed, “hot air.”



Three days ago, so, to the UN Security Council by representatives of
Angola, Egypt, China, Russia and Venezuela have all spoken out against the
“unjust sanctions” to Eritrea , asking that it immediately draws a clear
“road map” leading to their total elimination. Rodrigo Ramirez, Venezuela’s
ambassador, claimed responsibility for the growing feelings of solidarity
and support of his people and his country for the State of Eritrea ,
pointed out that 70% of the sanctions imposed on African countries have
been wanted by the former colonial powers and neo-colonialism US-led, and
remembered finally with words touching the Eritrean diplomat at the UN,
Girma Asmeron recently passed.



It was Hillary Clinton, then US Secretary of State, together with the
Ethiopian government that addressed Eritrea in international charges of
supporting in various ways the al Shabaab in Somalia . The prosecution,
never really proved, however, was believed blindly by many international
actors, apparently anxious not to give sorrow to the Obama administration
and its powerful chief-diplomacy. It was said that Asmara had even sent
their soldiers to Somalia, but for which the same Ethiopians, who had
invaded Somalia, in reality they had not found any trace. Still, there was
talk of arms supplies and ammunition, but also in this case without a
single cartridge from Eritrea had never actually been found in Somalia.



What really bothered Eritrea was the fact that, in order to honor the
ancient debt of gratitude to Somalia, a country that had helped them in the
long years of war with the Ethiopian army to gain independence, they tried
even cautiously mediation among different Somali tribal in reality, looking
for a solution that would allow the reunification of the country and the
return to peace, and of course right to the exclusion of al Shabaab.



Again, to make matters worse and further motivate the sanctions, the
emphasis was placed on human rights violations within the Eritrean borders,
citing in this case examples and fabricated evidence . These latest
allegations responded last month the Canadian lawyer human rights expert
Lloyd Lipsett , who in two different trips he got to travel to Eritrea
probing the country from top to bottom. These are his words, spoken to the
Subcommittee on International Human Rights in Canada: “First, there are
some differences between the external relations and what I have observed on
the ground. Frankly, I expected a more militarized environment and openly
repressive than what I encountered in Asmara and at the mine site (Nevsun
Bisha). I must admit that my investigation does not elaborate on all
matters related to civil and political rights that are reported on Eritrea.
But my first and second impressions of the country, and particularly on the
mining site, do not agree with the characterization of Eritrea described as
the North Korea of Africa. ” And again: ” As I said, I’ve read many of
these reports [on the state of human rights in Eritrea, author’s note]
before going to Eritrea, and I expected to see an oppression more apparent
as seen in other states, and I have not seen. And in people with whom I
have spoken, both formally and informally, I did not detect the traits of
people who feel fear ” .



Although there are no official comments, the Obama administration end and
the non-election of Hillary Clinton, who in recent years have been very
used to de-legitimize, criminalize and destabilize Eritrea, it will
undoubtedly have aroused some satisfaction even in Asmara. The sudden
collapse of the “unjust sanctions”, as they were defined by Eritreans
around the world as they appear, to Asmara is a welcome demonstration of
how fast the wind is changing in relations between the West and the Horn of
Africa.


Received on Mon Nov 21 2016 - 21:30:11 EST

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